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La storia di Erwin Keller.
L’antefatto è: dal 27 aprile al 12 luglio 1859 le truppe francesi e quelle del regno di Sardegna si scontrano con gli austriaci.
Siamo nella battaglia di Montebello, vinta dalle truppe franco-piemontesi. De Amicis nel suo romanzo struggente, riporta proprio questo fatto.
“In una bella mattinata del mese di giugno, un piccolo drappello di cavalleggeri di Saluzzo andava di lento passo, per un sentiero solitario, verso il nemico. Esploravano attentamente la campagna. Guidavano il drappello un ufficiale e un sergente”. Incontrarono un giovane e bel ragazzo biondo dal volto “ardito” che si offrì di salire sull’albero vicino per scorgere i movimenti delle truppe nemiche.
Era poco riparato dalle pallottole austriache.
Un primo colpo sibilando vicino non andò a segno un secondo neppure.
“Un terzo fischio rabbioso passò in alto, e quasi ad un punto si vide il ragazzo venir giù, trattenendosi per un tratto al fusto ed ai rami, e poi precipitando a capofitto colle braccia aperte. – Maledizione! – gridò l’ufficiale, accorrendo.
Il ragazzo batté la schiena per terra e restò disteso con le braccia larghe, supino; un rigagnolo di sangue gli sgorgava dal petto, a sinistra. Il sergente e due soldati saltaron giù da cavallo; l’ufficiale si chinò e gli aprì la camicia: la palla gli era entrata nel polmone sinistro. – È morto! – esclamò l’ufficiale. – No, vive! – rispose il sergente. – Ah! povero ragazzo! bravo ragazzo! – gridò l’ufficiale; – coraggio! coraggio! – Ma mentre gli diceva coraggio e gli premeva il fazzoletto sulla ferita, il ragazzo stralunò gli occhi e abbandonò il capo: era morto”.
Erwin Keller quel giorno scrisse sul suo diario: “Montebello, 20 maggio 1859. Ho sparato ad un ragazzino appollaiato a spiare le nostre mosse. Credo di averlo colpito”. Ma il diario come tante altre cose nella fuga, nel cambiamento radicale di quegli anni andò perduto e dimenticato. Il diario verrà ritrovato tempo dopo, casualmente al mercatino del lungo Senna di Parigi. Keller per molti anni non penserà più a quell’episodio dimenticato. Diventerà un bravo maestro di scuola. Quel colpo di fucile era uno dei tanti sparati in quella giornata da militare. In quella mattina lontana gli parve solo un colpo fortunato, sparato dal campanile della Chiesa di Genestrello con il suo fucile “Lorenz”, al limite della sua gittata di 300 metri.
Parecchi anni dopo si accingerà a leggere proprio il libro “Cuore” e da quel momento gli sarà molto, troppo difficile perdonarsi.
Eriwin Keller è un personaggio fra i tanti di “Non tutti sanno che”. È un racconto per la mia Trieste visitata in modo originale con alcuni personaggi.
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