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Il vino: consigli.
I consigli per individuare uno o più vini.
I consigli per individuare uno o più vini da abbinare alle preparazioni gastronomiche è un tema infinito. Ancor più se le alici con burro sono gustati con pani diversi e ancora peggio se una variante sarà abbinare il vino con il tema: burro alici con gli “spaghi”.
Due sono i modi di affrontare la soluzione.
Sorpreso di questo vitigno … una garanzia. Forse troppo “leggero” per le alici… Un vino trentino per pescare le alici? 
Se deve essere “Ribolla”, che amo ferma, se non Carso che sia “Collio”. Freschezza, vivacità e mineralità, cosa vuoi di più? UNA STORIA! 
Giovane vigna. Interessante Terrano di bassa gradazione. ATTENZIONE alla temperatura di servizio! Farà la differenza. 
Una garanzia per la mineralità… E poi siamo in Sicilia terra di pesca e di vulcani. Ma soluzione troppo facile?
Contrasto.
Questo approccio cerca di creare un equilibrio tra i sapori del cibo e del vino attraverso caratteristiche opposte. L’idea è che il vino possa bilanciare e completare il piatto, offrendo un’esperienza più armoniosa. Ad esempio, un piatto molto ricco e grasso può essere abbinato a un vino con alta acidità con molti tannini per “pulire” il palato.
Similitudine.
In questo caso: la similitudine ha come obiettivo amplificare i sapori del piatto abbinandoli a un vino che abbia caratteristiche simili. Un piatto delicato e leggero sarà accompagnato da un vino altrettanto delicato, mentre un piatto robusto e saporito troverà il suo complemento in un vino strutturato e complesso.
Decine di possibili abbinamenti.
Nel grande mondo del vino dovevo, con effetto ad imbuto, partire dalle decine di possibili abbinamenti per cercare quelli giusti ma non solo nel sapore. Volevo ci fosse il racconto. Se per ciò che riguarda il Carso e la tradizione di essere un luogo dove si consumava pesce, Contovello era anche un paese di pescatori ho trovato interessante la ricerca di un terrano… Ma quanto più interessante sarebbero i vini francesi con un terroir duro di ghiaie di differenze termiche, i vini spagnoli, portoghesi…
Infatti le alici raccontano di pesca, di profonde correnti oceaniche, di Sicilia… Con il vino che devo cominciare ad immaginarmi e con questo cibo si può viaggiare lontano.
Mi siedo in poltrona, in sottofondo una musica che adoro, il Jazz.
Inizio a pensare cosa chiedere ai miei insegnanti sommelier che dopo tante bottiglie e richieste di consigli considero preziosi amici. Non voglio cadere nella trappola del riferimento territoriale seppur prestigioso del Collio. Potevo scegliere un vino della zona di “Marano Lagunare” sicuramente salino interessante, economico ma… Come posso far “morire” le preziose alici pescate nel mare profondo dove si incontrano correnti fredde e calde. In un mare che conosce vere tempeste piuttosto che orizzonti stabili e lineari.
Non posso degustare le alici del Mar Cantabrico sorseggiando un vino del Collio o della laguna! La poesia dove la lasci? Il racconto non riesco a trovarlo!
“Bere” un bicchiere di vino deve anche significare viaggiare. Il vino non è solo vigna ma è gente, terra, sassi, sabbia, ghiaia… Vento che trasporta il sale, i profumi delle piante selvatiche… Il sole che fa soffrire la vigna e la arricchisce di aromi…
A me succede spesso di viaggiare in posti lontani semplicemente con in mano un bicchiere di Sherry Tio Pepe (lo so che fa molto anni 80!). Bevo da un bicchiere lo spirito stesso dell’Andalusia: il sole, il mare, la montagna, l’allegria della gente. Oppure un bicchiere di “Porto” che ti fa viaggiare fra vigne a terrazze che disegnano le anse del fiume fra i più bei paesaggi del Portogallo…
Dunque sorseggio e penso.
Puglia. Acciaio. Argilla mineralità e freschezza buona acidità… Sembrerebbe perfetto! 
Taormina, non distante, è un bel ricordo. Mare, l’Etna, escursioni termiche e quindi acidità. Indubbio il finale minerale, gusto sapido… Forse ci siamo! 
Meglio che passiamo oltre devo resistere… Troveremo altro. Pero… 
Francese monovitigno. Morbido e rotondo finale lungo e aromatico, per noi importante. Chissà se con le alici può farcela? Provalo con le capesante! 
Un Vermentino sardo DOCG. Conosce poca pioggia, tanto Maestrale e vede il mare. Carloforte ti ricorda qualcosa? Vino con gran carattere. 
Fresco e vivace. Secco. Una gran bella acidità… Trentino quindi sentori di mela verde. Chissà se dopo la “pasta burro alici” il dolce può essere uno Strudel? 
Interessante di per se stesso. Una “Schiava” piantata nel 69 e mai irrigata rimane in bocca come un vero Pinot Nero. Parliamone di un rosso per le alici! 
Sicuramente una giusta acidità. Un vino che lascia memoria dietro a se agrumi più che frutta e mineralità. 
Loira. Lieviti. Secco con buona acidità. Un bel vino strutturato che se apri un’ostrica lo puoi aggiungere al mare che trovi dentro. 
Aprilo e lascialo fermo. Guarda le date sull’etichetta! Quando si parla di similitudine. Maturo, cremoso, secco… Cosa vuoi di più?
Ho degli altri vini da proporti in “sacoccia”… Chiedi!
Si tratta di addomesticare il sapore preponderante delle alici. Bisogna regalare un po di freschezza per quella squisita “grassezza” del burro e coordinare tutto per la “pasta burro e alici”.
Quindi il desiderio si materializza su vini salini.
Devono essere vini che nascono vicino al mare che hanno respirato il sale raccolto dal vento. Mi piace l’idea che siano “minerali”. Vigne che piantano le radici nella lava. Sicuramente vini Siciliani perché alcune alici in degustazione si pescano in Sicilia e dovrebbero morire nel loro vino. Ma secondo me devono anche essere vini leggeri, profumati che lascino un ricordo di fiori, di frutta fresca.
Poi si aggiunge a questo l’occasione di poter correre in Francia o in Spagna o in Portogallo. Ricordo bene l’oceano, il mare grande che ho cavalcato ancora troppo giovane e troppo appassionato di vela per dedicarmi, come farei ora, a visitare le cantine della Bretagna e della Normandia o quelle di Porto.
Ma non voglio cadere nello scegliere uno “Chablis”, troppo facile. Sebbene sarebbe una scelta perfetta secondo me e risolutoria.
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